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Giuseppe Massimiliano De Palma

L'ipnosi è un fenomeno reale o simulato? La risposta arriva dalle neuroscienze

Aggiornamento: 17 dic 2021



Le tecniche di neuroimaging, in modo particolare la PET e la risonanza magnetica funzionale (fRMI) permettono di identificare quali aree cerebrali sono attive durante l'esecuzione di una determinata attività mentale. Nell’ambito dello studio dell’ipnosi, esse sono utilizzate per “osservare” ciò che accade nel cervello durante lo stato ipnotico e in seguito alla somministrazione di suggestioni ipnotiche. La combinazione di ipnosi e tecniche di neuroimaging nella ricerca scientifica, sta ampliando significativamente la nostra conoscenza non solo dei processi cerebrali che sottostanno l'ipnosi ma anche di una ampia varietà di condizioni cliniche. Inoltre esse offrono l’opportunità di verificare l’oggettività dei fenomeni che si manifestano durante lo stato ipnotico e di valutare se si tratta di un fenomeno reale o solo simulato come ipotizzato da orientamenti di tipo socio-cognitivo.


La maggior parte degli studi che hanno combinato ipnosi e neuroimaging sono state dirette soprattutto alla comprensione dei meccanismi sottostanti l'esperienza del dolore, mettendo in evidenza come l’analgesia ipnotica determina una marcata riduzione dell’attività di quelle stesse aree coinvolte nella percezione del dolore.

Nello specifico, l’ipnosi “neutra” in cui l'ipnotista non dà alcuna suggestione ma si limita ad indurre lo stato ipnotico, determina cambiamenti cerebrali specifici. In particolare i dati ottenuti hanno mostrato una riduzione selettiva dell’attività della regione frontale e di una particolare area denominata corteccia cingolata anteriore (ACC). Ciò che è interessante riguarda le modificazioni che avvengono a livello cerebrale in seguito a suggestioni ipnotiche. È stato osservato che specifiche suggestioni determinano caratteristiche attivazioni di determinate regioni cerebrali. In altre parole le suggestioni ipnotiche attivano selettivamente una varietà di processi corticali e sottocorticali a seconda del compito richiesto al soggetto.


Ipnosi e allucinazioni uditive: correlati cerebrali

La PET misura le variazioni del flusso sanguigno cerebrale che a sua volta è correlato all'attività neuronale locale. Di conseguenza fornisce un mezzo per identificare le aree cerebrali attive durante l'esecuzione di un determinato compito.

Un ricerca ha utilizzato la PET per studiare i cambiamenti che avvengono a livello cerebrale in seguito a suggestioni ipnotiche finalizzate a provocare allucinazioni uditive in soggetti altamente ipnotizzabili e di confrontare tale attivazione con quella osservata durante l’ascolto di un suono “reale” (Szechtman et al., Psychology 1998; Vol. 95, pp. 1956–1960).


L’indagine ha evidenziato che durante l’allucinazione di uno stimolo uditivo indotto da suggestioni ipnotiche, si attivavano le stesse aree cerebrali deputate all’analisi ed elaborazione dei suoni, in particolare la corteccia uditiva associativa e regioni del lobo temporale. Tale attivazione era assente quando veniva dato ai soggetti il compito di immaginare soltanto lo stimolo acustico (Fig.1).

Tuttavia l’allucinazione appare un processo più vasto che coinvolge aree cerebrali più estese in quanto non solo attivava la corteccia uditiva ma diverse regioni a livello temporale cosa che non accade durante la percezione del suono.

È interessante notare che più o meno le stesse aree sono state identificate in pazienti schizofrenici che tipicamente soffrono di allucinazioni uditive.


Fig. 1. Si osserva in questo caso una variazione dell’attività della corteccia cingolata anteriore destra nella condizione di ascolto e di allucinazione, mentre nessuna variazione era presente quando si chiedeva di immaginare il suono.



Suggestioni ipnotiche e allucinazioni visive

Allo stesso modo, altri ricercatori hanno utilizzato suggestioni ipnotiche in uno studio sui correlati neurali della percezione del colore (Kosslyn et al., American Journal of Psychiatry 2000; Vol. 157, pp. 1279–1284). La percezione di uno stimolo colorato determina un’attivazione in una particolare regione della corteccia visiva, localizzata nella parte posteriore del cervello denominata giro fusiforme (Fig. 2).


Anche in questo caso l’allucinazione ipnotica del colore prodotta dalla suggestione, ha indotto cambiamenti del flusso sanguigno cerebrale nelle stesse aree e in modo analogo a quelle coinvolte nella percezione effettiva di uno stimolo colorato.


Fig. 2. Le aree (regione fusiforme sinistra, area 19; e regione fusiforme destra, area 37) erano attivate maggiormente, quando ai soggetti era chiesto di vedere uno stimolo colorato e quando allucinavano.







Le variazioni dell’esperienza percettiva soggettiva condizionata dalla suggestione ipnotica hanno evidenziato chiari correlati neurofisiologici attraverso l’attivazione delle strutture cerebrali deputate all’analisi sensoriale.

I risultati di questi studi evidenziano come in soggetti suscettibili, l’ipnosi possa realmente modulare l’attività cerebrale sottostante la percezione.

Un'importante e comune problema è se i fenomeni ipnotici sono reali o sono il prodotto di un gioco di ruolo, o di una tendenza alla conformazione. Il fatto che le suggestioni ipnotiche e i loro effetti sono accompagnati da cambiamenti specifici nelle aree cerebrali associate con i processi in questione, supportano l'idea che le manifestazioni ipnotiche sono autentiche.





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